A questa domanda non c’è un’unica risposta. Ad oggi, infatti, non esiste una definizione ufficiale di coworking. Nonostante ciò, abbiamo una data di nascita di questo fenomeno.

Era il 9 agosto 2005 quando Brad Neuberg ne parla per la prima volta in un post pubblicato sul suo sito personale. Brad è un programmatore che lavora da casa e trova che poter scegliere di non lavorare in un ufficio sia vantaggioso perché si guadagna indipendenza, ma allo stesso tempo, si perde motivazione e si può soffrire di solitudine. Il coworking nasce come soluzione a questi problemi. In uno spazio di questo tipo le persone che non hanno la necessità di recarsi in ufficio per lavorare possono ritrovarsi insieme, ma lavorando indipendentemente ognuno al proprio progetto. Una soluzione unica ad un problema che colpisce i lavoratori indipendenti, piccoli imprenditori e tele lavoratori.

La parola coworking può assumere significati differenti: può essere un sostantivo per descrivere un movimento, un verbo per raccontare un’attività, o un aggettivo per rappresentare uno spazio.

Si tratta quindi solo di un ufficio condiviso? No. Come possiamo apprendere dal libro The Coworking Handbook – The Guide For Owners and Managers scritto da Ramon Suarez, oltre le scrivanie c’è molto di più. Gli spazi di coworking sono creati per la comunità. È un network, non solo un luogo. Non basta mettere delle persone nella stessa stanza per far nascere uno spazio di coworking che migliori la vita lavorativa (e privata) dei professionisti che lo frequentano.

Come è possibile quindi costruire delle relazioni tra gli individui che condividono un ufficio? Fondamentale è il ruolo delle persone che gestiscono lo spazio, che devono lavorare per creare un senso di comunità e stimolare le interazioni tra i membri.

Cos’è quindi il coworking? Il coworking è un luogo di lavoro dove si migliora la produttività, si amplia il proprio network, si rompe l’isolamento di lavorare da casa e si scopre una comunità di riferimento. Un luogo da considerare come il proprio ufficio ma senza le formalità che lavorare in azienda comporta. Un luogo dove possono nascere nuovi progetti e scoprire alternative che mai avresti immaginato, dove la serendipity è accelerata. Dove condividere conoscenze, ma anche un pranzo e, perché no, una risata!

Non c’è una definizione universale di coworking, perché ogni individuo può vivere lo spazio in diversi modi, come differenti siamo noi l’uno dall’altro. E voi come definireste il coworking?

Sara Magnabosco